Pittura pompeiana

Le figure dei pictores, ovvero gli artisti e gli artigiani che realizzarono gli apparati decorativi nelle case di Pompei, Ercolano e dell’area vesuviana, per contestualizzarne il ruolo e la condizione economica nella società del tempo, oltre a mettere in luce le tecniche, gli strumenti, i colori e i modelli.
L’importantissimo patrimonio di immagini che questi autori ci hanno lasciato – splendidi affreschi dai colori ancora vivaci, spesso di grandi dimensioni – restituisce infatti il riflesso dei gusti e i valori di una committenza variegata e ci consente di comprendere meglio i meccanismi sottesi al sistema di produzione delle botteghe.


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Sono pochissime le informazioni giunte a noi sugli autori di queste straordinarie opere e quasi nessun nome ci è noto. Grazie alle numerose testimonianze pittoriche conservate dopo l’eruzione avvenuta nel 79 d.C. e portate alla luce dalle grandi campagne di scavi borbonici nel Settecento, le cittadine vesuviane costituiscono un osservatorio privilegiato per comprendere meglio l’organizzazione interna e l’operato delle officine pittoriche.


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Se nel mondo della Grecia classica i pittori erano considerati “proprietà dell’universo” – come ricorda Plinio il Vecchio a sottolinearne l’importanza ed il ruolo – al tempo dei romani, i pictores erano visti come abili artigiani, e solo alcuni di loro conquistarono, per la qualità e la raffinatezza delle loro creazioni, il ruolo di artisti.
E la loro arte, da mestiere riservato alle classi sociali marginali – schiavi, liberti – diventa arte che qualifica chi la pratica.

Pittura pompeiana

La pittura pompeiana: i quattro stili

Gli stili pompeiani furono originariamente descritti e delineati dall’archeologo tedesco August Mau (1840–1909) in seguito agli scavi di Pompei, uno dei più grandi siti di affreschi sopravvissuti ai giorni nostri.
Gli stili di pittura murale hanno permesso agli storici dell’arte di delineare le varie fasi della decorazione d’interni nei secoli precedenti l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che distrusse la città e conservò i dipinti, e tra i cambiamenti stilistici dell’arte romana in epoca tardo repubblicana e periodi augustei. Nella successione degli stili vi è una reiterazione di temi stilistici. I dipinti raccontano anche molto della prosperità della zona e dei gusti specifici del tempo.


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primo stile – ad incrostazione – II secolo – metà del I secolo a.C.
secondo stile – dell’architettura in prospettiva – metà del I secolo a.C. – inizi del I secolo d.C.
terzo stile – detto della parete reale – prima metà del I secolo a.C.
quarto stile – detto dell’illusionismo prospettico – seconda metà del I secolo a.C.

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La mostra: i pittori di Pompei

Info sulla mostra di Bologna dal 23/09/2022 al 19/03/2023 – clicca qui

A Bologna, per la prima volta, verrà esposto un corpus di straordinari esempi di pittura romana provenienti da quelle domus celebri proprio per la bellezza delle loro decorazioni parietali, dalle quali  spesso assumono anche il nome con cui sono conosciute. Capolavori – solo per citarne alcuni – dalle domus del Poeta Tragico, dell’Amore punito, e dalle Ville di Fannio Sinistore a Boscoreale, e dei Papiri a Ercolano.


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Il visitatore potrà ammirare un’ampia selezione degli schemi compositivi più in voga nei diversi periodi dell’arte romana, osservando come alcuni artisti sapessero conferire una visione originale di modelli decorativi continuamente variati e aggiornati sulla base di mode e stili locali.
Rivivere scene di accoglienza dell’ospite, raffinate immagini di paesaggi e giardini, architetture, ma anche ammirare gli strumenti tecnici di progettazione ed esecuzione del lavoro: colori, squadre, compassi, fili a piombo, disegni preparatori, reperti originali ritrovati nel corso degli scavi pompeiani, comprese coppe ancora ripiene di colori risalenti a duemila anni fa. E, ancora, triclinilucernebrocchevasi, riaffiorati negli scavi e raffigurati proprio negli affreschi in mostra, con i quali dialogavano nello spazio.


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La mostra proporrà infine la ricostruzione di interi ambienti pompeiani come quelli della Casa di Giasone e, ancora di più della straordinaria domus di Meleagro con i suoi grandi affreschi con rilievi a stucco, per raccontare il rapporto tra spazio e decorazione, frutto della condivisione di scelte, e di messaggi da trasmettere, tra i pictores e i loro committenti.

Info sulla mostra di Bologna dal 23/09/2022 al 19/03/2023 – clicca qui

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